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CCT componenti viti prigioniere


Testate per motore di automobili, prigionieri per moto, viti per tetti e pannelli fotovoltaici... infiniti usi.

Vite Prigioniera in una testata motore Viti prigioniere e pannelli fotovoltaici Viti prigioniere per tetti Viti prigioniere per moto

Impiego della vite prigioniera

Di largo utilizzo in campo automobilistico, una vite prigioniera è costituta da un'asta cilindrica filettata su entrambe le estremità, di cui una destinata a ricevere il dado e l'altra, cosiddetta radice, è predisposta per essere fissata in un foro filettato.
La radice del prigioniero, in determinati casi, può avere un diametro e un passo maggiori, rispetto alla vite, allo scopo di conferirgli un fissaggio solido e tenace senza pericolo di danneggiare il materiale sul quale è fissato. Questa necessità si manifesta soprattutto quando la vite prigioniera è destinata ad essere impiegata su materiali come l'ottone, l'alluminio e le leghe leggere.

Un impiego tipico dei prigionieri si trova nei motori termici, per il fissaggio della testata al basamento o monoblocco o cilindro: sul basamento si trovano i fori ciechi filettati nei quali vengono avvitati i prigionieri e la testata viene alloggiata infilandola sui prigionieri, e quindi stretta con i dadi.

Sulle moto vengono montate principalmente viti in acciaio. Le superfici in acciaio delle viti sono soggette ad ossidazione, e vanno pertanto trattate per essere protette dagli agenti ambientali attraverso la zincatura, ovvero immergendo in un bagno di zinco fuso l'elemento metallico. Essendo un metallo meno nobile dell'acciaio, lo zinco funge da anodo e si corrode al suo posto. In questo modo si ottiene un rivestimento che va a proteggere gli articoli di acciaio in tutta la loro integrità.

Un'altra tecnica utilizzata per proteggere le viti dall'ossidazione è quella della brunitura o bronzatura, ovvero un metodo di colorazione della superficie del metallo che offre un aspetto vintage (invecchiamento) attraverso procedimenti basati su reazioni chimiche o processi galvanoplastici. Le viti prigioniere brunite vengono utilizzate pertanto in ambienti lubrificati come all'interno dei motori, al riparo da agenti atmosferici e corrosivi.

Le viti prigioniere trovano impieghi in diversi settori: nel montaggio della testa di biella in un motore a scoppio a volte possono essere utilizzate viti prigioniere al posto dei bulloni di collegamento. Nei motori infatti i prigionieri tengono insieme il gruppo testa-cilindri. Lo stesso vale per il fissaggio di un collettore di scarico di un motore diesel.

Il prigioniero, essendo una vite specifica per fissaggi su legno lamellare, conglomerati vari, pannelli truciolari, legno lamiera, fiber glass e sottili lamiere che non hanno la necessità del preforo, è parecchio utilizzato anche per gli impianti fotovoltaici, dove la vite prigioniera è tra le più adatte per il bloccaggio dei pannelli solari alle staffe di supporto.

Nell'impiego delle vite prigioniere di turbine a gas o vapore in impianti elettrici viene fatto uso anche di pasta solida lubrificante, altamente pura, priva di piombo e nichel. La pasta viene adatta per componenti di connessioni filettate in acciaio ad altissima resistenza prevenendo il grippaggio (in caso di esposizione prolungata ad elevate temperature), le incrinature casuate dalle sollecitazioni e la fragilità alla saldatura e la corrosione.